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La Fabbrica della Depressione

La nostra società è in preda ad un'epidemia di depressione. I numeri sono piuttosto sconcertanti. E' necessario iniziare a parlare di qualcosa di molto più ampio, di una società che ha smarrito la propria strada. La mia tesi è che i valori della nostra società ci inducono a vivere in modi che sono effettivamente intristenti. In secondo luogo, gran parte di ciò che definiamo depressione clinica, in realtà non corrisponde alla definizione. La grande maggioranza delle forme di depressione odierne, infatti, sono di origine situazionale. I sintomi della depressione risultano essere spesso le dirette conseguenze di una serie di circostanze deprimenti, non certo di uno stato patologico. In altre parole, in diverse circostanze essere depressi ha un senso. Abbiamo smarrito la strada? Molti di noi vivono delle vite automatizzate, robotiche e prive di significato e scopi profondi. Sempre più spesso accade che si smarrisca ogni tipo di visione e passione. Viviamo in una cultura fortemente competitiva, la quale premia la realizzazione ed il successo. La nostra identità e autostima diventano i riflessi di questi marker esterni. La nostra ricerca del benessere diventa terribilmente male indirizzata. Le esigenze della nostra cultura nevrotica affaticano il nostro equilibrio emotivo e psicologico ben oltre la soglia di sicurezza. Il paradigma culturale in cui viviamo può lasciarci scollegati, disincantati e isolati. Quando ciò si verifica, si tende a compensare votandosi alla ricerca di acquisizioni materiali a costo di sacrificare ad esse la capacità di vivere rapporti affettivi con il prossimo e con se stessi. Di solito le persone soddisfatte dal punto di vista delle relazioni affettive non si sentono depresse. La depressione è sintomo di isolamento. Nella nostra foga di inseguire la bella vita, di solito finiamo per tagliare fuori delle relazioni che ci nutrivano senza che ne fossimo consapevoli. Le relazioni intime e affettive vengono sacrificate sull'altare delle nostre vite frenetiche. Il nostro ritmo di vita diventa una sorta di ruota per criceti in cui ogni giorno è uguale all'altro, fino al punto in cui la vita cessa di avere un significato. Non abbiamo tempo per coltivare il rapporto con i nostri cari o con noi stessi, e a un certo punto smarriamo la nostra visione di una vita ben spesa. In realtà, il problema vero è che non abbiamo idea di cosa sia una vita vissuta bene. La nostra comunità terapeutica trova proficuo appiccicare alle persone e alle famiglie etichette quali: Disfunzionale. Ma le persone non sono mai disfunzionali; lo sono i sistemi sociali. La gente soffre e sperimenta dolore. Siamo esseri umani, non macchine da riparare. Tale terminologia esprime disprezzo per lo spirito umano. E' disfunzionale una società che produce tali tassi sconcertanti di depressione. La cultura in cui viviamo ha creato questa epidemia. Un lutto o la perdita del lavoro sono situazioni che producono stati depressivi. In questi casi più che medicare il dolore è necessario lavorare sull'elaborazione della perdita. E' essenziale affrontare le cause sottostanti e non limitarsi a sopprimere i sintomi. Il problema è che nella nostra cultura basata sulle soluzioni rapide ci siamo persuasi che se siamo in grado di sopprimere gli effetti siamo in grado di sopprimere le cause. Quando arriveremo a vedere la depressione non come un nemico da abbattere, ma come la manifestazione visibile di una lotta interiore, quel giorno probabilmente riusciremo anche a risolvere gli stati depressivi molto più rapidamente, perché si onorerà l'integrità del nostro spirito umano. Oggi la cosa più ironica è che trattando i sintomi con i farmaci psicotropi, creiamo una situazione di continua stagnazione, irresoluzione, per cui impediamo alla lotta interiore di condurre ad una svolta; la si sopisce, cristallizzandola. Quello che sto asserendo con forza è che la depressione e l'ansia sono i più probabili risultati di una vita fatta di vincoli spietati e sforzi male indirizzati prodotti da una visione del mondo stanca e distruttiva. La nostra realtà è scientificamente costruita per provocare stati ansiosi e depressivi. Il numero incredibilmente ampio di persone depresse non è che lo specchio di uno stile di vita incongruo, se non del tutto folle, promosso dalla società stessa. In effetti questo modo di vivere sta producendo risultati tragici.



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