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CICATRICI: QUALI SONO I RIMEDI PIÙ EFFICACI?

INTRODUZIONE

Le cicatrici possono comparire quando la pelle subisce un trauma, un’ustione o un processo infiammatorio: una qualsiasi lesione della cute viene riparata tramite un processo specifico che comporta la sostituzione dei normali tessuti di derma ed epidermide con un tessuto fibroso. Si forma quindi una cicatrice che sarà inizialmente di colorito roseo e rilevata sul piano cutaneo e tenderà poi con il tempo ad appiattirsi, ad indurirsi e a diventare biancastra.

Esistono diversi tipi di cicatrici e gli esiti della riparazione delle lesioni cutanee dipendono da

predisposizione soggettiva del paziente,

zona del corpo interessata,

caratteristiche del trauma o del processo infiammatorio che le hanno generate.

Le cicatrici possono in alcuni casi avere conseguenze sia fisiche che psicologiche: quando compare sul viso, per esempio, una cicatrice può causare dolore e sensazione di disagio quando ci si sente osservati.

Se la presenza di una cicatrice inizia a diventare causa di isolamento sociale è purtroppo molto facile sviluppare problemi di depressione, si raccomanda quindi di rivolgersi prontamente al medico nel momento in cui un qualsiasi segno fisico inizia ad influenzare le scelte e le attività quotidiane.

TIPI DI CICATRICI

La cicatrizzazione può avvenire in maniera normale, oppure con un’eccessiva o una difettosa formazione di tessuto fibroso; in questi casi si parla di cicatrice ipertrofica e di cicatrice atrofica, rispettivamente. Il cheloide è invece una forma patologica di cicatrizzazione in cui il processo fibroso continua a crescere nel tempo e si espande al di fuori della localizzazione iniziale della lesione.

Una cicatrice normale ha un aspetto liscio, inizialmente rosso-rosato, che poi gradualmente diventa più chiara rispetto al tessuto circostante. Sono assenti peli e pori ghiandolari e può apparire piana, rilevata o infossata. È costituita da fibre collagene e poche cellule chiamate fibroblasti. La forma della cicatrice ricalca quella della lesione cutanea che l’ha causata.

Rispetto al piano cutaneo le cicatrici possono essere:

piane,

rilevate,

depresse.

Rispetto al tempo di guarigione:

cicatrici immature,

cicatrici mature.

Rispetto alla funzione:

senza limitazione funzionale

con limitazione funzionale: si tratta in questo caso di cicatrici retraenti che, qualora coinvolgano un’articolazione, determinano lo sviluppo di contratture con limitazioni del movimento articolare.

PROCESSO DI RIPARAZIONE DI UNA FERITA

La riparazione di una ferita avviene tramite una serie di specifici processi che sono finalizzati al riempimento della soluzione di continuo della cute con materiale fibroso che va a costituire la cicatrice.

Il processo avviene seguendo una predeterminata successione di 4 fasi:

Emostasi: l’emostasi corrisponde all’arresto dell’emorragia provocata dalla rottura dei vasi sanguigni; nel momento in cui si ha una lesione dell’endotelio (la tonaca più interna del vaso) vengono messi in atto dei fenomeni di attivazione e aggregazione piastrinica e di attivazione dei fattori della coagulazione che portano all’arresto del sanguinamento.

Fase infiammatoria: l’infiammazione ha la finalità di andare a circoscrivere ed eliminare eventuali agenti patogeni presenti nella ferita. È permessa grazie al richiamo in loco di cellule implicate nella risposta infiammatoria, come i macrofagi e i granulociti neutrofili. Inizia immediatamente dopo il trauma e dura per qualche giorno; in questa fase la ferita appare arrossata e gonfia.

Fase proliferativa: ha lo scopo di andare a sostituire il coagulo temporaneo formatosi durante la fase dell’emostasi con il tessuto fibroso più resistente. Inizia dopo qualche ora dalla ferita con la proliferazione di elementi cellulari epiteliali, endoteliali e connettivali presenti ai margini e porta alla formazione del cosiddetto tessuto di granulazione.

Fase della maturazione: corrisponde alla fase finale del processo di riparazione in cui la ferita, inizialmente rossa e gonfia, viene ricoperta da una cicatrice fibrosa, solida, chiara e robusta. Questa fase ha in genere una durata di tre settimane ma in alcuni casi si può prolungare anche per mesi o anni.

MODALITÀ DI GUARIGIONE DI UNA FERITA

Prima intenzione: si parla di guarigione per prima intenzione quando i margini della ferita sono netti e ben accostati tra loro, come avviene ad esempio nelle ferite da taglio i cui lembi vengono suturati. In questo caso il processo di guarigione della ferita è rapido e permette i migliori risultati estetici.

Seconda intenzione: la guarigione per seconda intenzione si verifica quando i lembi della ferita non sono ben allineati, c’è ampia perdita di sostanza (come ad esempio nelle lesioni lacero contuse) o presenza di tessuto infetto. Il processo di riparazione richiede tempi più lunghi e porta in genere alla formazione di cicatrici esteticamente peggiori.

Terza intenzione: questa modalità di riparazione riguarda in particolare le cicatrici chirurgiche che nel corso della loro guarigione sono andate incontro ad una riapertura parziale o totale; il trattamento prevede la riapertura completa della ferita, la sua detersione con rimozione di eventuale tessuto necrotico e una successiva nuova chiusura dei lembi.

ESITI ANOMALI DEL PROCESSO DI CICATRIZZAZIONE

Cicatrice ipertrofica: proliferazione eccessiva di tessuto fibroso cutaneo conseguente a un trauma o a un evento infiammatorio locale. A differenza del cheloide appare circoscritta nella sede primitiva della lesione, senza interessare le aree di cute sana adiacenti, e regredisce spontaneamente nel giro di 8-12 mesi con assenza di recidive.

Cicatrice atrofica: in questo caso la ferita si presenta depressa e leggermente avvallata a causa di una mancanza di collagene. La cicatrice atrofica ha la tendenza a riaprirsi con facilità e sanguinare.

Cheloide: è una lesione rilevata ovale o a forma di cordone, a limiti netti e che presenta delle ramificazioni simili alle chele di un granchio. Appare liscio ed è spesso dolente o pruriginoso. Ciò che lo differenzia dalle cicatrici ipertrofiche è la sua espansione al di fuori della sede iniziale della lesione e la sua evoluzione cronica: tende infatti a crescere nel tempo.

L’incidenza delle cicatrici ipertrofiche e dei cheloidi è piuttosto elevata soprattutto quando si tratta di lesioni generate da un intervento chirurgico o in seguito ad ustioni. I cheloidi si formano maggiormente prima dei 30 anni e insorgono più frequentemente nelle persone di pelle nera. La loro formazione sembra dipendere da una predisposizione genetica e da fattori ormonali ed immunologici; tendono ad aumentare di dimensioni in corso di gravidanza.

La comparsa del cheloide si verifica qualche mese dopo l’evento traumatico o infiammatorio sotto forma di papule o placche rilevate di colore rosa-rosso e dure che ricoprono la superficie dell’area lesionata. In questa fase appare indistinguibile dalla cicatrice ipertrofica ma poi inizia a crescere, in maniera intermittente o continua nel tempo, andando ad estendersi al di fuori dell’area della superficie iniziale con delle estroflessioni che vengono definite a chela di granchio.

Il cheloide può dare origine a prurito, dolore o alterazione della sensibilità locale. Le sedi di più comune insorgenza sono:

lobi auricolari,

guance,

braccia,

parte alta del dorso,

regione del petto a livello sternale,

spalla.

Le cicatrici ipertrofiche invece si formano soprattutto sulla superficie flessoria delle articolazioni e sull’addome.

RIMEDI E TRATTAMENTI

Le cicatrici sono purtroppo dei segni per loro stessa definizione permanenti; non possono essere completamente eliminate, ma solamente migliorate e rese meno evidenti mediante trattamenti medici e chirurgici.

Trattamenti medici

Massaggio della cicatrice: viene ripetuto più volte al giorno a partire dal momento il cui la cicatrice risulta completamente rimarginata.

Creme e cerotti: I più utilizzati sono a base di quercetina e vitamina E, oppure gel di silicone; il primo ha la funzione di riequilibrare le condizioni cutanee in cui avviene il processo di riparazione (umidità, tensione d’ossigeno, temperatura), mentre le altre due molecole favoriscono la guarigione della ferita migliorando l’esito cicatriziale.

Compressione della cicatrice: vengono sfruttate specifiche medicazioni che determinano una pressione costante sulla lesione. Questa tecnica è usata soprattutto per le cicatrici ipertrofiche ed i cheloidi.

Occlusione con fogli di gel di silicone o pomata con gel di silicone: utili soprattutto per schiarire le cicatrici.

Iniezione di cortisonici: utilizzata soprattutto per cicatrici ipertrofiche e cheloidi, comporta un abbassamento e una riduzione del loro volume.

Trattamenti laser: esistono sia trattamenti laser ablativi che non ablativi. I primi sfruttano la capacità di rigenerazione dei fibroblasti e hanno un’azione levigante superficiale. I laser non ablativi e la radio-frequenza invece migliorano la qualità dei tessuti di supporto. La fototerapia a luce ultra-pulsata è utilizzata per trattare gli esiti discromici della pelle.

Dermoabrasione: viene eseguita in anestesia locale e consiste in una levigatura meccanica dello strato più superficiale della pelle che punta ad uniformarne l’aspetto. Una volta effettuati trattamenti di dermoabrasione e trattamenti laser è necessario limitare al minimo l’esposizione diretta al sole per alcuni mesi e usare creme solari con un alto fattore di protezione.

Crioterapia: è un approccio in grado di distruggere il tessuto cicatriziale attraverso ustioni controllate da freddo.

Peelings chimici: vengono eseguiti con sostanze acide in grado di rimuove lo strato cutaneo più superficiale riducendo le rilevatezze cicatriziali. Possono essere utilizzate diverse sostanze e una delle più usate è l’acido glicolico.

Fillers: l’infiltrazione di fillers, come collagene ed acido ialuronico, punta a migliorare l’aspetto della cicatrice riducendone la profondità. Vengono usati soprattutto per le cicatrici sclero-atrofiche e retraenti e il trattamento andrà ripetuto ogni otto mesi circa.

Trattamenti chirurgici

Tecniche di microchirurgia estetica: vengono prelevati piccolissimi cilindri di tessuto danneggiato e sostituiti da altrettanti micro-cilindri di cute sana precedentemente prelevati da zone del corpo nascoste. Il trattamento viene eseguito in più sedute e può essere accompagnato da altre tecniche come il peeling laser a CO? pulsato.

Escissione intralesionale della cicatrice.

Escissione completa della cicatrice.

Plastiche a “Z” o a “W”: tecniche chirurgiche che possono riposizionare o cambiare direzione alla cicatrice, interromperne la trazione, o migliorarne la flessibilità. Vengono usate soprattutto per le cicatrici retraenti.

Radioterapia (approccio talvolta associato alla chirurgia).

Se l’escissione della cicatrice comporta una perdita di tessuto di dimensioni importanti si può optare per una riparazione con lembi di vicinanza o innesti cutanei a tutto spessore. Queste tecniche vengono usate in genere solo per le lesioni di dimensioni maggiori.

Prima di procedere con un intervento chirurgico di revisione di una cicatrice è necessario aspettare almeno un anno, periodo di tempo in cui si verificano e vengono portati a termine i processi di maturazione della ferita.

In caso di cicatrici ipertrofiche o di cheloidi potrebbe essere utile la precedente compressione prolungata della lesione. La loro asportazione dovrebbe avvenire con un’escissione chirurgica semplice, evitando l’elettrocoagulazione e l’uso di caustici. La recidiva si verifica nel 10% dei casi in seguito all’asportazione delle cicatrici ipertrofiche e nel 60% dei casi se si tratta di un cheloide.

PREVENZIONE

Si raccomanda ai soggetti con tendenza a sviluppare cicatrici ipertrofiche di evitare procedure invasive come il piercing.

Da un punto di vista generale le cicatrici da interventi chirurgici e/o in seguito a traumatismi su articolazioni come ginocchia e gomiti sono difficili da evitare, quelle causate da piccoli tagli e graffi possono diventare meno evidenti con un trattamento appropriato:

Lavare delicatamente la pelle tagliata/abrasa con acqua e sapone per rimuovere eventuali detriti.

Valutare con il medico di ricorrere all’applicazione di vaselina per mantenere umida la ferita impedendo la formazione di grosse croste, che richiedono più tempo per guarire.

Proteggere la ferita con una medicazione, rinnovandola quotidianamente; valutare con il dermatologo se ricorrere a medicazione avanzata (siliconica o idrogel, per esempio, più costose ma più efficaci).

Nel caso di presenza di punti attenersi scrupolosamente alle indicazioni ricevute dal medico.

Proteggere la pelle ricostruita con crema solare, per ridurre il rischio di discromie (alterazioni del colore.



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