La cartilagine si potrà stampare in 3D
Ma perché invece di fare protesi artificiali non proviamo a creare una cartilagine vera? Una cartilagine senza nulla di sintetico, biologica, umana. E poi usiamo questo tessuto senza forma come “inchiostro” per una stampante in 3D Il gruppo Smart Materials del Dipartimento di Nanofisica dell’IIT di Genova – ci è riuscito. La tecnica sviluppata prevede l’utilizzo di una sostanza estratta da tessuti organici (per esempio la cartilagine): viene trattata chimicamente, sino a diventare un liquido biancastro che ha perso tutte le informazioni che nel corpo di un’altra persona potrebbero dare reazione immunitaria. «Solo una caratteristica deve rimanere: la “memoria” di essere una cartilagine», precisa Luca Coluccino. Questo liquido chiamato dai ricercatori “gelatina” viene quindi unito alle cellule staminali del paziente – cellule non ancora adulte che possono svilupparsi nella direzione che si desidera – e sottoposto per circa 60 secondi alla luce dei raggi uv (una luce violacea, simile a quella che usa il dentista per indurire la pasta delle otturazioni). Il risultato è detto “idrogel” ed è un composto vivo, morbido ma compatto. Molto simile alla cartilagine e compatibile dal punto di vista biologico con l’ambiente nel quale verrà inserito. Davanti a un problema con l’articolazione del ginocchio, per esempio, ci saranno due soluzioni: iniettare la nuova cartilagine con un semplice intervento in artroscopia – in un modo molto simile all’operazione che compie un dentista, quando applica la pasta per l’otturazione – oppure usare la stampante in 3D. «Il bio-printing con materiale biologico è un campo in via di sviluppo e proprio per questo molto affascinante», sorride soddisfatto Luca Coluccino. «Con la nostra tecnica potremo progettare al computer parti di ricambio del nostro corpo. E a quel punto “stampare” un pezzo di cartilagine della forma esatta in cui serve. L’idea era nell’aria da tempo: bisognava solo trovare l’inchiostro».