Ischemia cerebrale: sintomi, cause e prevenzione
L’ischemia cerebrale è una condizione che si verifica quando per un qualche motivo viene impedito il normale flusso di sangue al cervello, andando così a interrompere il continuo scambio tra
molecole necessarie (soprattutto ossigeno e zucchero, per fornire energia)
e sostanze di rifiuto.
La carenza di ossigeno (ipossia) in un tessuto così delicato come il cervello è causa di rapida morte delle cellule cerebrali, con possibili danni irreparabili
L’ischemia causa quindi
alterazioni del metabolismo cerebrale,
crisi energetica (assenza del necessario combustibile per il normale funzionamento del cervello).
Possiamo individuare due tipi di ischemia:
focale, quando è limitata a un’area specifica,
globale se invece colpisce zone più estese o addirittura l’intero organo.
Insieme al cuore, e per certi versi più del cuore, il cervello è un organo fondamentale per la vita e un’interruzione del flusso sanguigno di pochi minuti è già sufficiente a causare danni permanenti.
Nei casi più leggeri l’ischemia è temporanea e i sintomi collegati si risolvono spontaneamente nelle 2-3 ore successive (attacco ischemico transitorio); se l’ischemia persiste si andrà invece incontro a un ictus (di tipo ischemico, la forma più frequente che ne spiega l’80% dei casi).
L’ischemia cerebrale riconosce diverse cause, ma il problema più comune è sicuramente il restringimento delle arterie che dal collo o dalla testa portano il sangue al cervello. Spesso questo fenomeno è la conseguenza dell’aterosclerosi, ossia della graduale formazione di placche sulle pareti del vaso sanguigno.
Se le arterie diventano troppo strette le cellule del sangue si raccolgono a formare coaguli di sangue (trombi),
che possono bloccare l’arteria dove si formano (trombosi),
oppure possono staccarsi e rimanere intrappolati nelle arterie più vicino al cervello (embolia).
Un’altra causa di ischemia è la formazione di coaguli di sangue nel cuore, per esempio a seguito di
battito cardiaco irregolare (ad esempio per fibrillazione atriale),
attacco cardiaco,
anomalie delle valvole cardiache.
Queste sono le cause più comuni, ma ne esistono numerose altre, tra cui:
utilizzo di sostanze d’abuso,
lesioni traumatiche ai vasi sanguigni del collo,
tumori in grado di comprimere i vasi sanguigni impedendo il flusso del sangue,
gravi situazioni di anemia in cui i globuli rossi non sono sufficienti o non sono in grado di trasportare abbastanza ossigeno,
disturbi della coagulazione del sangue (come la trombofilia)
e molte altre.
In genere queste condizioni portano a sviluppare un’ischemia focale, ossia localizzata in una specifica area del cervello, l’ischemia globale si verifica invece quando il flusso sanguigno all’organo rallenta nel suo complesso o addirittura si interrompe del tutto, per esempio in caso di arresto cardiaco.
L’ischemia cerebrale colpisce prevalentemente
soggetti con più di 70 anni
e più spesso uomini che donne.
Rappresentano poi importanti fattori di rischio:
famigliarità per ictus,
precenti episodi di TIA (mini-ictus),
fibrillazione atriale,
diabete,
pressione alta,
colesterolo alto,
fumo,
sovrappeso,
alimentazione errata,
mancanza di esercizio fisico,
alcool.
L’ischemia cerebrale può presentarsi con sintomi differenti e di gravità variabile in base all’area colpita e al danno subito, come ad esempio:problemi alla vista (come cecità da un occhio e visione doppia),capogiri e vertigini,difficoltà a parlare (biascicamento),perdita di coordinazione,perdita di conoscenza,senso di debolezza a un braccio, a una gamba a una metà del corpo o esteso a tutto l’organismo (a seconda dell’arteria colpita).In caso di persistenza dell’evento che impedisce la normale circolazione sanguigna i danni possono diventare permanenti; in una seconda fase possono inoltre subentrare
perdita di coscienza,
morte.
La diagnosi si basa principalmente sull’osservazione dei sintomi e dei segni presentati dal paziente, ma spesso è di grande aiuto anche l’anamnesi; possono essere utili alcuni esami di laboratorio e approfondimenti diagnostici come
esami del sangue,
elettrocardiogramma
ecocardiogramma,
TAC,
risonanza magnetica nucleare.
L’ischemia cerebrale è un pericolo grave per il paziente; nei casi di mini-ictus il recupero è in genere completo, ma il paziente sarà a maggior rischio di andare incontro a un ictus vero e proprio nel periodo immediatamente successivo.
Questo può in alcuni casi avere esito fatale, mentre in altri casi il danno può essere più o meno grave.
In caso di ictus alcune cellule cerebrali possono morire o, comunque, subire danni irreversibili; la possibilità di recupero dipende quindi da questo fattore e dall’area in cui si è verificato l’evento, perchè in alcuni casi possono subentrare meccanismi compensativi in cui altre cellule cerebrali possono svolgere la stessa funzione di quelle danneggiate.
Gli effetti sono quindi estremamente variabili, alcuni soggetti vanno incontro a sintomi lievi che nel tempo diventano trascurabili o quasi, altri manifestano complicazioni che li accompagneranno per anni o per sempre, tra cui:
paralisi da un lato del corpo (opposto a quello del lato colpito dall’ischemia cerebrale),
difficoltà a parlare o deglutire,
perdita di memoria,
difficoltà di giudizio e di ragionamento,
depressione
dolore,
alterazioni dell’umore e del carattere.
L’ischemia cerebrale è un’urgenza medica che richiede immediata assistenza ospedaliera.
Durante l’episodio può essere utilizzato l’alteplasi, una sostanza in grado di favorire la disgregazione di eventuali trombi responsabili dell’ischemia; la gestione del paziente prevede poi il monitoraggio dei parametri vitali per intervenire per esempio in caso di pressione sanguigna insufficiente o per risolvere la causa primaria dell’evento. Nei centri dotati di unità di neuroradiologia interventistica può risultare determinante per la prognosi il trattamento endovascolare mediante trombectomia meccanica (entro 6-8 ore dall’insorgenza).
A seconda delle cause potranno poi essere prescritti anticoagulanti per prevenire nuovi episodi e eventuali trattamenti volti alla gestione di patologie sottostanti (pressione alta, ipercolesterolemia, fibrillazione atriale, diabete, …)
Un’efficace prevenzione non può prescindere da un attento stile di vita, volto a ridurre il rischio di formazione di coaguli e placche nei vasi sanguigni:
smettere di fumare,
praticare una regolare attività fisica,
recuperare il proprio peso forma,
ridurre l’uso del sale (per abbassare la pressione),
ridurre il consumo di grassi di origine animale (carni e latticini),
consumare pesce 3-4 volte alla settimana (il contenuto in omega 3 è utile al controllo dei valori di colesterolo),
consumare abbondante frutta e verdura.
Questa patologia è uno dei classici esempi in cui, a livello di prevenzione, vale la regola d’oro del zero-cinque-trenta:
0 sigarette fumate,
5 porzioni di frutta e verdura al giorno,
30 minuti di attività fisica quotidiana.
È poi indispensabile un regolare controllo delle possibili patologie tipiche dell’invecchiamento che, se necessario, vanno adeguatamente trattate farmacologicamente:
pressione alta,
diabete,
ipercolesterolemia,
fibrillazione atriale,
…