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LE DISCIPLINE ANALOGICHE O L’ARTE DELLE EMOZIONI

Un dialogo reso possibile attraverso una precisa quanto sorprendente decodifica del linguaggio non verbale, un vero e proprio Alfabeto dell’Inconscio, attraverso il quale il nostro profondo mondo emotivo ci comunica costantemente, e lo comunica agli altri, il suo stato e le sue esigenze.

Un decisivo salto di qualità rispetto alla inaccessibilità che nei secoli e nel cammino dell’evoluzione umana ha caratterizzato la sfera delle emozioni, inaccessibilità tale da far considerare spesso tutt’oggi la nostra emotività come una sorta di imprevedibile quanto ingovernabile avversario interno.

Eppure le nostre emozioni sono il motore energetico della nostra vita, sorgente di grandi passioni, genialità, creatività ma anche di comportamenti e situazioni non di rado in totale spiacevole contraddizione con ciò che la nostra logica si prefigge.

Il fatto è che queste due istanze presenti in noi, la razionalità, con la quale per cultura ci identifichiamo, e il mondo delle emozioni, entrano in conflitto per obiettivi diversi ed anche per leggi e linguaggi diversi, come sarà possibile vedere attraverso questo lavoro; ed è in questa dimensione che le Discipline Analogiche rendono disponibili straordinarie risorse per ricondurre all’equilibrio emozionale e poter così liberare il grandissimo potenziale insito in ogni individuo.

Risorse che rappresentano l’ambito degli studi e delle scoperte di Stefano Benemeglio, ipnologo romano, psicologo e ricercatore, che ha alle spalle un lungo ed innovativo cammino di scienziato del comportamento umano, grazie al quale ha intuito e sistematizzato il complesso delle leggi e delle regole che governano l’emotività dell’uomo, giungendo a decodificare, attraverso costanti studi e sperimentazioni nell’arco di quaranta anni, questo linguaggio segreto ed universale del nostro inconscio che, una volta conosciuto ed introiettato nel proprio quotidiano, è in grado di consentire una inedita affascinante conoscenza di sé ed un radicale miglioramento della comunicazione con se stessi e con gli altri.

Contrariamente alla tradizionale idea che la considera una mera massa istintuale, l’istanza emozionale è intelligente, ben organizzata, ed opera con propri dinamismi spingendo l’individuo a conseguire il sogno, ossia l’oggetto del proprio desiderio. Rispetto alla parte logica (o Io adulto, razionalità) che vuole evitare la sofferenza e quando si trova nella impossibilità di superare gli ostacoli per il conseguimento dell’obiettivo reagisce con meccanismi di difesa, la parte emotiva (o Io bambino, Inconscio) ricerca fondamentalmente il piacere sotto forma di emozioni o comunque di stati tensionali: un importante compito assegnatogli dalla natura ed una condizione imprescindibile per garantire l’alimentazione energetica del sistema. Proprio dalla distonia, ossia dal contrasto fra esigenza e appagamento, fra la situazione reale (come siamo o abbiamo) e quella ideale (come vorremmo essere o avere) si crea una forza propulsiva che stimola l’individuo ad operare e ad evolversi.

É altrettanto vero però che se da una situazione distonica nasce la motivazione ad agire, nel caso in cui le emozioni procurate dal soggetto non siano sufficienti a colmare il bisogno emergente, l’istanza analogica, o inconscio, le cerca autonomamente. E poiché non fa distinzione tra piacere e sofferenza, che sono categorie esclusive della razionalità, andrà necessariamente a ricercare stati tensionali replicando e ricelebrando i nostri turbamenti del passato.

Principio basilare di tale meccanismo è l’analogia (analogico sta infatti per non logico ma anche per analogia), che richiamando in sé il concetto di ripetizione e soprattutto di somiglianza indica la modalità mediante la quale l’inconscio ripropone ed associa ad uno stesso stato emotivo eventi diversi fra loro. Dunque rispetto al sillogismo, caratterizzante la razionalità, l’analogia è propria dell’istanza emotiva, che una volta identificato il bisogno va alla ricerca di emozioni stimolanti nei differenti vissuti della persona, spingendola a creare o a farsi attrarre da situazioni ripetitive nelle quali l’inconscio preleva quell’energia tensionale non ottenibile altrimenti: uno schema tutt’altro che raro e con ricadute non indifferenti sulla qualità della vita dell’individuo, con buona pace della razionalità che fa davvero fatica non solo ad accettare, ma anche a comprendere dinamiche e comportamenti talvolta in assoluto contrasto con l’intenzione logica (pensiamo ad esempio ad affermazioni quali “mi innamoro sempre della persona sbagliata”).



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