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Cannabis terapeutica: utile contro i disturbi mentali?

Uno studio ha fatto un riassunto di diverse decadi di ricerca sulla cannabis terapeutica e la sua applicazione nel trattamento di disturbi mentali. Può davvero considerarsi un valido aiuto per i pazienti?

Il dibattito sulla cannabis terapeutica è da sempre molto accesso: da una parte si tratta di un prodotto naturale e sicuramente efficacie in alcuni ambiti, d’altra parte un uso sregolato di questa sostanza potrebbe avere conseguenze deleterie per l’organismo, specialmente sul sistema nervoso centrale. In molti paesi, Italia compresa, l’uso terapeutico è consentito sotto precise restrizioni. Vediamo quindi quali sono i principali utilizzi della cannabis terapeutica e tentiamo di capire se effettivamente sia un farmaco utilizzabile per curare i disturbi mentali.

Cannabis terapeutica: un antidolorifico naturale, ma anche più

La cannabis terapeutica può essere utilizzata in maniera molto efficacie per delle terapie palliative, cioè che non mirano ad eliminare la causa della malattia, ma semplicemente ad alleviarne i sintomi. La maggior parte delle applicazioni mediche riguarda la terapia antalgica per alleviare dolori cronici resistenti alle cure tradizionali con farmaci oppoidi o cortisonici. Molto diffuso è anche l’uso per placare spasmi e convulsioni, dovuti molto spesso a malattie neurodegenerative o lesioni al sistema nervoso.

Tuttavia si stanno sperimentando anche altri ambiti di applicazione della cannabis terapeutica come il trattamento dell’anoressia e disturbi dell’alimentazione in generale e come antiemetico per alleviare altri sintomi sgradevoli di malattie come l’AIDS. In alcuni casi viene prescritta anche per migliorare gli effetti di ansia, depressione e disturbi post-traumatici o da stress. Proprio nell’ambito di questi disturbi mentali si concentra lo studio che ha provato a fare una sintesi di diversi anni di studio sulle terapie basate sull’uso di cannabis terapeutica.

Disturbi mentali: evidenze ancora poco convincenti

Un articolo pubblicato sulla famosa rivista The Lancet Psychiatry ha analizzato 83 studi precedenti condotti negli ultimi 40 anni sugli effetti della cannabis terapeutica e includenti prodotti in diverse forme, dalle piante alla foglie, come anche germogli e oli. Gli autori sono riusciti ad individuare solamente scarse evidenze che questi prodotti siano effettivamente sicuri e efficaci contro il trattamento di 6 disturbi mentali tra i più comuni: depressione, ansia, disturbo da deficit di attenzione e iperattività, sindrome di Tourette, disturbo post traumatico da stress e psicosi.

L’autore dello studio, la dottoressa Louisa Degenhardt del National Drug and Alcohol Research Centre presso la University of New South Wales a Sydney, dichiara che cannabis terapeutica e farmaci cannabinoidi in generale stanno diventando sempre più comuni in America del Nord, Regno Unito e Australia senza che vengano effettivamente studiati con attenzione i loro effetti:

"Una delle cose più sorprendenti sulla diffusione della legislazione in molti paesi che consente l’uso di cannabis / cannabinoidi a scopi medicinali è che ciò accade in molti casi al di fuori dei quadri normativi in cui lo sviluppo di nuovi farmaci tipicamente deve rientrare."

I dati analizzati dallo studio rivelano che, dopo il trattamento del dolore, i disturbi mentali sono la categoria dove la cannabis terapeutica viene più spesso prescritta. Tuttavia non ci sono studi che certifichino quali siano gli effetti benefici e collaterali dei diversi tipi cannabinoidi; le uniche ricerche sugli effetti a lungo termine riguardano solamente l’uso ricreativo di queste sostanze. Inoltre nella maggior parte degli studi statistici sugli effetti dei cannabinoidi sulla depressione e sull’ansia, l’uso era correlato a un’altra condizione, come il dolore cronico o la sclerosi multipla. Alcuni studi hanno mostrato miglioramenti dei sintomi dell’ansia, ma non è chiaro se l’effetto fosse dovuto effettivamente all’uso di cannabis terapeutica o ad altri fattori. Addirittura i risultati di un piccolo studio su pazienti con psicosi indicano che il THC farmaceutico, il principio attivo della cannabis, ha effettivamente peggiorato i sintomi.

La cannabis terapeutica è davvero più sicura delle terapie tradizionali?

Nonostante si tratti molto spesso di prodotti naturali, questo non implica che non ci possano essere dei rischi per la sicurezza del paziente. Degenhardt spiega:

"Ci sono rischi di sviluppare dipendenza dalla cannabis terapeutica. C’è anche la possibilità che qualcuno si metta alla guida mentre è sotto l’effetto psicotropo della sostanza, e ci sono prove che le persone che usano regolarmente cannabis possono hanno una maggiore probabilità di sviluppare depressione e sintomi psicotici."

Tom Freeman, dell’Addiction and Mental Health Group presso la University of Bath, aggiunge:

"Tuttavia, ottenere le droghe attraverso il mercato illecito comporta il rischio di azioni penali, nonché nessuna certificazione sul contenuto, la qualità e la sicurezza del prodotto."

I farmaci che si sono dimostrati efficaci e che non creano dipendenza esistono già per molti degli ambiti di applicazione della cannabis terapeutica, ha affermato Deepak Cyril D’Souza, del Dipartimento di Psichiatria della Yale University School of Medicine, che ha anche scritto un commento sullo studio. David Nutt, capo del Centro di Neuropsicofarmacologia dell’Imperial College di Londra, ha affermato che lo studio di Lancet ha in qualche modo mancato il punto:

"La cannabis è stata una medicina per millenni… quindi sottoporla agli stessi requisiti delle moderne medicine sintetiche non è il modo più ovvio né necessario per progredire."

In definitiva possiamo affermare che la proibizione dell’uso della cannabis terapeutica non sarebbe certo una scelta intelligente. Tuttavia la questione sollevata dalla dottoressa Degenhardt può essere interpretata anche in modo diverso: studiare in maniera sistematica gli effetti dei cannabinoidi in relazione ai diversi disturbi è importante per poter definire con rigore quali siano i limiti d’uso di questi farmaci, i dosaggi migliori e le terapie più efficaci, oltre alla sicurezza dei pazienti ovviamente. La critica in parte è quindi legittima: per poter utilizzare un prodotto al meglio, esso va conosciuto in maniera approfondita. Molto spesso i farmaci che vengono prescritti senza delle regole precise e studi approfonditi a sostegno possono avere effetti negativi, specialmente nell’ambito dei disturbi mentali.

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