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Ipertrofia prostatica benigna

Quali sono i sintomi dell’ipertrofia prostatica benigna ? Quali i rischi e le cause dell’ingrossamento della prostata? Scopriamo la dieta adatta, i rimedi naturali e le terapie possibili, dai farmaci all'intervento, per contenere la proliferazione benigna delle cellule prostatiche.

Cosa è l’ipertrofia prostatica benigna?

L'ipertrofia prostatica è un aumento delle dimensioni della ghiandola prostatica determinato da una proliferazione del numero delle cellule che la compongono e non da un loro accrescimento di volume. Per tale motivo, a stretto rigore, la patologia andrebbe, più correttamente, chiamata "iperplasia prostatica benigna" o BPH. L’incremento interessa sia le cellule del tessuto connettivo che quello epiteliale.

La patologia nasce con la comparsa di noduli nella parte centrale della prostata e precisamente in prossimità della regione di attraversamento dell’uretra che perciò viene compressa. E’ compromesso in tal modo in particolare il normale deflusso delle urine dalla vescica. Ad una grossa espansione della ghiandola non necessariamente corrisponde una sintomatologia più severa ed in molti casi (circa la metà) anche con iperplasia conclamata non si avvertono sintomi. La BPH è una malattia molto comune nella popolazione degli anziani e relativamente rara tra i giovani. La patologia interessa la metà degli uomini con età tra i 50 ed i 70 anni per raggiungere il 90% in quelli con età tra i 70 ed i 90.

Quali sono i sintomi?

A causa dell'aumento di volume della ghiandola l'uretra ne risulta anomalamente compressa e distorta e ne scaturisce difficoltà dell'urina a fuoriuscire. Le conseguenze di ciò si traducono nei seguenti sintomi:

  • Flusso delle urine, che fuoriesce dal meato del glande, debole e di portata ridotta.

  • Difficoltà nell’iniziare l’escrezione con flusso che tarda a partire e che può interrompersi per poi riprendere.

  • Incompleto svuotamento della vescica.

  • Continuo ed impellente stimolo alla minzione.

  • Incontinenza con aumento della diuresi notturna (nicturia).

  • Continue infezioni dell’apparato urinario dovute al ristagno delle urine nella vescica.

  • Bruciori durante la minzione e comparsa di sangue nelle urine.

  • Formazione di calcoli nella vescica. Causato dal ristagno delle urine.

  • Compromissione della funzionalità renale. Può instaurarsi in conseguenza delle reiterate infezioni e per l’aumento di pressione che l’incompleto svuotamento della vescica determina.

Cause della IPB? Ancora sconosciute.

Le cause della IPB non sono note con certezza. Si ipotizza con ragionevole certezza che siano gli androgeni a giocare un ruolo essenziale nell’eziologia della malattia. Ma anche se è abbastanza certo che gli androgeni sono essenziali affinchè si sviluppi l’iperplasia (i castrati non si ammalano di IPB) non è altrettanto certo che essi causino direttamente la malattia, infatti, la somministrazione di testosterone non si traduce in una iperplasia della prostata. Ed inoltre, nonostante sia noto che il diidrotestosterone (sintetizzato dal testosterone per azione dell’enzima 5α-reduttasi) ha la proprietà di far proliferare le cellule prostatiche, in molti pazienti affetti da IPB si riscontrano livelli bassi di testosterone.

A tutto ciò si aggiunge che esistono riscontri sperimentali che anche gli estrogeni sono coinvolti nello sviluppo della malattia.

Fattori che aumentano la probabilità di sviluppare l’ipertrofia benigna della prostata.

Si è constatato che alcuni fattori aumentano, in maniera anche considerevole, la probabilità di contrarre la malattia.Essi sono:

  • Fattori genetici. Alcuni individui portano scritto nei geni una maggior predisposizione a contrarre la malattia.

  • Avere un parente stretto: padre o fratello che soffre di IPB aumenta la probabilità di ammalarsene.

  • Fattori razziali. Studi realizzati sulla incidenza della malattia hanno messo in luce che la razza caucasica ed africana si ammalano più facilmente di quella asiatica.

  • Età. Difficilmente l’iperplasia prostatica è diagnosticata in soggetti con età inferiore ai 40 anni. Mentre invece più della metà dei settantenni è affetto dalla malattia.

  • Fattori ambientali e stile di vita. Appartenere alla società del benessere è un fattore di rischio. Gli uomini che nascono e vivono nel mondo occidentale si ammalano con più frequenza di coloro che vivono nei paesi in via di sviluppo.

Iter diagnostico, le analisi ed i test da effettuare in caso di ingrossamento della prostata.

Per effettuare la diagnosi di iperplasia prostatica lo specialista che nello specifico è l’urologo si avvarrà di:

  • Analisi di sintomi e segni. Ossia analisi delle sensazioni riferite dal paziente in merito alle alterazioni che la malattia ha prodotto sul suo fisico (sintomi) e osservazione con esame obiettivo delle alterazioni patologiche che questa ha oggettivamente prodotto.

  • Esplorazione rettale. Consente di valutare l’ingrossamento della prostata palpandone i contorni dal retto. Il medico infatti inserisce con opportuni accorgimenti un dito nel retto e da qui esplora i contorni della ghiandola valutandone l’eventuale trofia.

  • Analisi delle urine. Servono ad evidenziare eventuali infezioni in atto dell’apparato urinario.

  • Analisi del sangue ed in particolare la ricerca del PSA (Prostate Specific Antigen) antigene prostatico specifico. I livelli di detto parametro si innalzano quando è in atto un ingrossamento della prostata qualunque sia la causa che lo ha procurato. Si potranno così valutarne dimensioni ed eventuali ingrossamenti.

  • Biopsia della prostata. Esame al microscopio di cellule della ghiandola. Serve ad escludere proliferazione neoplastica. Il prelievo si effettua con appositi aghi inseriti nella prostata per via transrettale sotto guida ecografica.

  • Urografia. Viene iniettato un mezzo di contrasto che raggiunge rapidamente l’apparato urinario e poi viene effettuata una TAC dell’intero apparato (reni, vescica ureteri ed uretra).

  • Uretrocistoscopia. Consiste nell’inserire nella vescica attraverso l’uretra un catetere con una fonte luminose e fibre ottiche. L’apparecchio consente al medico di esaminare l’interno di uretra e vescica.

Terapia: rimedi naturali, dieta e farmaci.

Non è necessario nessun trattamento se la malattia è asintomatica o paucisintomatica. Esistono un gran numero di trattamenti se la sintomatologia è fastidiosa. Naturalmente la scelta di un trattamento anzi che un altro viene fatta di concerto con l’urologo e dipende da svariati fattori. Alcuni di questi che concorrono a decidere quale sia la terapia più idonea sono: età, severità della sintomatologia, condizioni generali di salute, volume della prostata. I diversi trattamenti possono così riassumersi:

Rimedi naturali.

Esistono diversi trattamenti a base di erbe che sembrano avere buoni risultati nel trattamento dei sintomi correlati alla IPB. I più comuni sono:

  • Estratto dei frutti della Serenoa repens. E una palma nana che cresce lungo la costa atlantica del Nord America.

  • Estratto della Hypoxis rooperi e con più precisione il beta sitosterolo. Dove l’ Hypoxis rooperi è una pianta grassa africana ed il beta sitosterolo è un fitosterolo che si ricava da essa.

  • Pygeum olio che si estrae dalla corteccia del Prunus africana che un albero di prugne selvatiche originario dell’Africa.

  • Estratto delle radice della pianta erbacea Ortica pungente.

Stile di vita adeguato e dieta per contrastare l’ingrossamento della prostata.

Uno stile di vita congruo contribuisce a mantenere in limiti accettabili la sintomatologia della IPB. Le linee guida di una tale condotta sono:

  • Dieta ricca di frutta e verdura e povera di grassi saturi e proteine animali.

  • Eliminazione di spezie e alimenti piccanti. Possono provocare irritazione delle vie urinarie ed aggravare il quadro clinico della IBP.

  • Bere almeno 1,5/2 litri di acqua al giorno. Serve a diluire le urine ed evitare infezioni e problemi correlati al ristagno delle urine.

  • Evitare le attività sportive e ludiche che possono creare irritazione meccanica della prostata come il ciclismo e l’andare a cavallo.

  • Combattere la stipsi. La stitichezza e qualsivoglia situazione che produca irritazione del retto peggiora notevolmente la sintomatologia della IPB.

  • Limitare il consumo dei farmaci antistaminici usati nella terapia antiallergica. Essi hanno la proprietà di contrarre i muscoli che serrano l’uretra e quindi aggravano la sintomatologia della IBP.

  • Limitare il consumo di caffeina ed alcool. Stimolano la diuresi ed irritano la vescica aggravando il quadro clinico.

  • Limitare il consumo di acqua nelle due ore che precedono l’andata a letto. Operazione che diminuisce la nicturia.

  • Non trattenere le urine e procedere all’evacuazione nel momento in cui si avverte il primo stimolo. L’attesa provoca contrazione dei muscoli della vescica che peggiorano i sintomi della IPB.

Terapia farmacologica.

Le medicine che sono generalmente prescritte sono :

  • Alfa bloccanti, quali terazosina, o doxazosina, rilassano la muscolatura della vescica e della prostata e rendono più facile lo svuotamento della vescica riducendo così sensibilmente la sintomatologia urinaria.

  • Inibitori dell’enzima 5α-reduttasi rendono difficile la sintesi degli ormoni maschili che favoriscono la proliferazione benigna delle cellule della ghiandola prostatica.

Chirurgia: tecniche e rischi degli interventi.

Se il trattamento farmacologico fallisce e si è in presenza di severa sintomatologia si può prendere in considerazione l’ipotesi di un intervento chirurgico, tenendo comunque presente che l’operazione può comportare diversi rischi.I più comuni correlati a tale tipologia di chirurgia, oltre a quelli connessi a qualsiasi intervento, sono:

  • l’impotenza per problemi di disfunzione erettile,

  • eiaculazione retrograda (lo sperma anzi che fuoriuscire dal glande cade all’interno della vescica), l’incontinenza urinaria per perdita di controllo della vescica.

Le tecniche chirurgiche utilizzate sono molteplici:

  • Una delle più comuni è la TURP ovvero la resezione transuretrale prostatica. Per effettuare l’operazione il chirurgo utilizza uno speciale strumento il resettoscopio. Questo reca speciali strumenti chirurgici miniaturizzati e consente di raggiungere la prostata attraverso l’uretra. L’osservazione e l’illuminazione del campo operatorio è effettuata dall’esterno. Il chirurgo manovrando piccoli utensili da taglio effettua la resezione della prostata. L’intervento comporta rischi di emorragie ed infezioni.

  • Esistono svariate altre tecniche che agendo attraverso l’uretra consentono di alleggerire la compressione che la prostata esercita su essa. Negli ultimi tempi a tutte queste si sono aggiunte delle nuove che utilizzano il laser al posto dei tradizionali strumenti chirurgici. Il laser emette radiazioni elettromagnetiche di elevata potenza che consentono di vaporizzare il tessuto prostatico senza pericolo di emorragie. Il vantaggio è ancora più consistente per i tempi di recupero postoperatori molto più brevi.

  • Inserimento nell’uretra di stent postatici. Con appositi cateteri inseriti nell’uretra possono posizionarsi stent che tengono dilatata l’uretra risolvendo la sintomatologia urinaria da incompleto svuotamento della vescica. Gli stent possono essere di plastica o in metallo ma comunque non sono considerati una soluzione ottimale perchè danno origine ad infezioni e vanno sostituiti di frequente. Si utilizzano spesso in attesa di praticare l’intervento chirurgico risolutore.

Complicanze e rischi legatiall'ipertrofia prostatica.

L’IPB può condurre ad una serie di complicanze tutte strettamente correlate all’incompleto svuotamento della vescica ed al ristagno di urine. Esse sono:

  • Calcoli alla vescica. Il ristagno di urina conseguente all’incompleto svuotamento determina rilascio di depositi minerali che si possono addensare dando luogo a formazioni di calcoli che per le loro dimensioni non riescono a passare nel lume dell’uretra per essere espulsi. I calcoli muovendosi creano irritazioni alla parete interna della vescica. Si determina così una sintomatologia fastidiosa caratterizzata da: dolore,sanguinamento ed infezioni.

  • Infezioni urinarie. Il ristagno di urine è terreno di coltura per frequenti infezioni batteriche.

  • Compromissioni della funzionalità della vescica. Il ristagno delle urine determina rigonfiamento della vescica che determina la perdita del suo fisiologico tono muscolare condizione che ne altera le normali contrazioni che inducono lo svuotamento. Si aggrava così ulteriormente la sintomatologia urinaria.

  • Compromissione della funzionalità renale. Le continue infezioni e la pressione all’interno dell’organo, conseguenze dell’incompleto svuotamento, possono a lungo andare danneggiare i reni. La condizione che si determina è nota come idronefrosi che è una dilatazione dei calici renali a discapito del tessuto filtrante con peggioramento della funzionalità dell’organo.












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