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Tendinite o infiammazione dei tendini

La tendinite è l’infiammazione del tendine, questo tessuto è composto da tessuto connettivo molto resistente e collega i muscoli alle ossa trasmettendo la forza che permette il movimento.


Il muscolo ha una struttura più debole, ma in caso di lesione si auto-ripara molto più rapidamente.

La guaina tendinea è essenzialmente una borsa allungata che avvolge un tendine. Come le borse, anche le guaine aiutano a ridurre la frizione in una particolare area. I tendini sono ricoperti e scorrono all’interno di una guaina fibrosa e in certi casi in una guaina sinoviale. Le guaine sinoviali sono divise in un foglietto viscerale interno e uno parietale esterno, tra ogni foglietto e tra le guaine c’è il liquido sinoviale che favorisce lo scorrimento. I tendini che non hanno una guaina sinoviale, generalmente sono contenuti in una struttura composta da tessuto fibrillare elastico lasso chiamato Paratenonio. Il liquido sinoviale serve al nutrimento del tendine e per ridurre l’attrito durante il movimento. Mentre il tendine si muove, produce energia cinetica che si trasforma in energia termica, la funzione del liquido sinoviale è di disperdere il calore prodotto. In caso di tendinite la quantità di questo liquido cala e la temperatura può arrivare anche a 45° causando necrosi e metaplasia tenocitaria. I tenociti si trasformano in cellule fibrose più resistenti in grado di sopportare questa situazione. Se i tenociti diventano più densi e il tendine più rigido, diventa facilmente lesionabile, se invece fosse più elastico potrebbe allungarsi senza danni. La tenosinovite è il primo stadio della sofferenza del tendine, dovuto di solito al carico prolungato contro la forza di gravità; nella vita di tutti i giorni è raro, generalmente colpisce gli sportivi. Gli amatori sono particolarmente interessati perché corrono troppo, male e troppo velocemente.

In caso di tendinopatia c’è infiltrato perivascolare di cellule infiammatorie che attaccano la struttura tendinea scompaginandola, rendendo il tessuto disomogeneo e intaccando l’orientamento parallelo delle fibre, con ispessimento del tendine.

Se l’infiammazione diventa cronica, intervengono dei cambiamenti chimici sul tendine che modificano il Ph, questo comporta il deposito di sali di calcio localmente. Nella prima fase la calcificazione è uno stadio reversibile perché consiste solo nella deposizione di cristalli di ossidato di calcio.


A livello della spalla avviene più frequentemente rispetto alle altre zone corporee. Questo corpo estraneo strofina contro i tendini durante il movimento causando infiammazione e quindi un’ulteriore precipitazione di sali di calcio.

L’esame più adatto è la radiografia, di solito è sufficiente ad evidenziare una calcificazione, la terapia più indicata è il litotritore (le onde d’urto). Se non si interviene con le terapie adeguate, si può passare alla fase di consolidamento. Questo secondo stadio non è reversibile con la fisioterapia.

Difficilmente si riesce a far involvere la calcificazione, anche con il litotritore perché si arriva alla diagnosi solo nel secondo stadio, ma bisogna stare attenti perché nella maggior parte dei casi la calcificazione non è la causa del forte dolore. Il tendine può lesionarsi a livello della giunzione mio-tendinea, a livello del ventre o all’entesi (inserzione tendine-osso), queste ultime sono le più frequenti, in questi casi si parla di tendinopatia inserzionale. L’esame più adatto per verificare la presenza della tendinite è l’ecografia.

Nel processo di guarigione dei tendini si distinguono tre fasi:

  • fase infiammatoria o acuta (0-6 giorni)

  • fase della sintesi del collagene (5–20 giorni)

  • fase del rimodellamento biologico (dai 20 giorni in poi)

Le tendiniti possono colpire gli arti superiori dalla spalla alle dita della mano e gli arti inferiori soprattutto il ginocchio e la caviglia. Non capita quasi mai di vedere una tendinite nella schiena o nel collo, la lombalgia e la cervicalgia sono provocate generalmente da contratture, aderenze, articolazioni mal allineate e ernia o protrusione discale.

La tendinopatia si può classificare in:

  • Tendinite: è infiammazione acuta che avviene alla guaina fibrosa che ricopre il tendine, quindi il termine corretto è peritendinite, questo accade perché il tendine non è vascolarizzato.

  • Tenosinovite: è l’infiammazione della sottile membrana sinoviale di scorrimento che riveste il tendine.

  • Tendinopatia inserzionale o entesite: riguarda la giunzione tra l’osso e il tendine.

  • La tendinosi: è un fenomeno degenerativo cronico in cui il tendine diventa più debole e meno tonico, non indica un’infiammazione, anche se spesso sopravviene come conseguenza di una tendinite mal curata.

Il sintomo della tendinite è il dolore alla pressione, durante il movimento e durante lo stretching.

Cause della tendinite

La causa primaria è il sovraccarico funzionale, cioè l’uso eccessivo. Le tendiniti agli arti inferiori sono causate anche da fattori di tipo anatomico:

  • Slivellamento, antero-versione/postero-versione del bacino.

  • Dismetria reale degli arti inferiori.

  • Squilibri muscolari (flessori e adduttori troppo deboli).

  • Rigidità muscolare.

Esistono anche cause esterne al corpo.

  • Allenamento non preceduto da una fase di riscaldamento.

  • Cattiva gestione dei carichi d’allenamento.

  • Gesto sportivo eseguito non correttamente.

  • Tipo di calzature.

  • Terreno di gioco.

Anche l’età può favorire una tendinite, infatti dopo i 35 anni i tendini si irrigidiscono.


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