Brutto Affare nascere quando fa freddo
Buona parte degli psicotici sono nati nel periodo invernale. Tutto colpa di una proteina? Una delle frasi che più di frequente chiediamo ad una persona da poco conosciuta è “di che segno sei”. Spesso usiamo questo approccio per farci un’idea di chi abbiamo di fronte … più o meno tutti, infatti, sappiamo che un pesci dovrebbe essere fantasioso e dispersivo, un ariete ostinato e combattivo e via dicendo. Per gli astrologi alla nascita il nostro destino sarebbe già segnato. Intuizione felice la loro; meno la loro metodologia (mai provata). In effetti, però, qualcosa di vero c’è: la scienza ha dato prova che c’è un’indubbia relazione tra periodo di nascita e disposizioni del temperamento. Naturalmente, questo non ha niente a che fare con le coordinate astrali, ma con un fenomeno ben più terreno legato al periodo dell’anno in cui si viene alla luce e a fattori come temperatura, infezioni e immaturità del sistema nervoso. Da tempo si sa che la stagionalità è connessa ad una predisposizione alla schizofrenia. Buona parte degli psicotici sono nati nel periodo invernale; ma sembra che questa peculiarità sia condivisa anche da chi soffre di attacchi di panico, ansia, anoressia, autismo, alcolismo e altri problemi mentali o dell’emotività. Questa “coincidenza” ha portato gli studiosi a ipotizzare che alla base di questi disturbi, pur diversi come intensità e gravità, ci siano cause comuni. Anche disposizioni più ordinarie possono dipendere periodo di nascita. Lo hanno dimostrato, Vincenzo Natale, dell’Università di Bologna e Ana Adan, dell’Università di Barcellona. Questi psicologi hanno constatato come l’essere esposti a una quantità maggiore o minore di ore assolate ci disponga ad essere più pigri e sonnolenti al mattino e più vivaci con il passare delle ore, se nasciamo da aprile a settembre. Mentre, accadrebbe il contrario in chi è nato nei mesi più bui.Ben più complesso appare il motivo per cui chi nasce d’inverno ha più probabilità di soffrire di “tare” psicotiche o nevrotiche. Partiamo da alcune constatazioni. Innanzitutto, mentre è stato appurato che la schizofrenia e più frequente in chi è venuto al mondo nei mesi freddi, una ricerca appena pubblicata su British Journal of Psychiatry ha accertato che all’equatore (dove le stagioni non esistono), non si riscontra un “trend” simile. Uno studio parallelo di un’equipe di psichiatri della “Teikyo University” a Kawasaki in Giappone ha messo in evidenza che quanto più un inverno è rigido, tanto più facile è lo sviluppo di psicosi. Secondo questi studiosi l’estate e le temperature miti favorirebbero la crescita cerebrale rendendo l’individuo più “resistente”. Un altro gruppo di studio della stessa Università ha pubblicato su American Journal of Psychiatry l’esito di una ricerca che ha confermato un dato emerso in precedenti: gli schizofrenici nati nella stagione fredda sembra siano accomunati dal condividere un agente di istocompatibilità identico: l’HLA-DR1, almeno in Giappone.L’agente di istocompabilità è una proteina che per la qualità dei suoi geni, codificati con una sigla e un numero, crea l’unicità di un organismo. Come è possibile che tanti schizofrenici “invernali” possedessero lo stesso antigene? La risposta potrebbe venire da un recentissimo studio dei pediatri e neurovirologi Robert H. Yolken, Håkan Karlsson e altri dell’John Hopkins Univerisity di Baltimora. La loro indagine ha evidenziato come si rilevi in molti psicotici “invernali” la presenza di retrovirus nella corteccia frontale (responsabile del controllo dell’emotività). Proprio i retrovirus, per replicarsi hanno necessità di altre cellule, integrando il loro genoma con quello dell’ospite. Ecco allora che possiamo ritenerli i principali “indiziati” nel provocare anomalie genetiche come quelle riscontrate dagli studiosi nipponici. Nel processo di “riproduzione” i retrovirus sono sostenuti da altre infezioni o dalle citochine, piccole molecole prodotte dai linfociti, la cui principale funzione è guidare l’attività di altri leucociti. Questa interazione tra citochine e retrovirus, per altro, appare in linea con l’esito di un esperimento sui ratti condotto da Ari Urakubo e Fredrik Jarskog dell’Università della North Carolina. Partendo dalla constatazione che le citochine sono tossiche per lo sviluppo in vitro dei neuroni preposti alla produzione e alla regolazione di due importantissimi neuromediatori, la serotina e la dopamina, questi studiosi hanno infettato femmine di ratto gravide con dei virus e hanno quindi verificato che questo provocava un elevato livello di citochine sia nella placenta sia nel cervello dei feti. Proprio il deterioramento delle strutture nervose preposte alla produzione e alla regolazione di questi mediatori chimici cerebrali a causa di agenti infettivi – aiutati dall’indebolimento del sistema immunitario con il freddo – sembrerebbero il meccanismo alla base della vulnerabilità alle “malattie nervose” di chi è nato nel mesi freddi. Serotonina e Dopamina, infatti contribuiscono a tenere a freno gli impulsi aggressivi e autolesionistici, ad apprendere a gestire situazioni nuove e impreviste – e quindi a controllare la reazione d’ansia – a migliorare la socievolezza e a sapere scegliere il giusto mix tra dipendenza e autonomia nelle relazioni interpersonali.