La fabbrica dei tumori
Moltissime persone sane hanno tumori, ma non sanno di averli e quindi vivono normalmente. Il nostro corpo, infatti, produce ogni giorno migliaia di cellule tumorali. Ogni santo giorno per tutti i giorni della nostra vita. Queste cellule, se il sistema immunitario è forte e sano (grazie ad un buon lavoro della nostra Vis Medicratix Naturae, la forza di risanamento e autoguarigione), verranno fagocitate e distrutte. Ma se il nostro sistema difensivo non funziona correttamente (per un qualsiasi motivo: emozionale, psicologico, carenziale, tossicologico, ecc.) queste cellule avranno la possibilità di organizzarsi, crescendo e formando masse tumorali. Anche in questo caso, però, è possibilissimo che tali masse tumorali possano restare localizzate (tumore in situ) anche per decenni o per tutta la vita senza recare alcun fastidio o danno. A questo punto immaginate qualcuno che “inventa una macchinetta che ve la passa davanti alla tiroide e che poi vi dice: ‘… Ah tu hai un carcinoma in situ alla tiroide’ … Non si morirà di tumore perché questo è in situ, ma pensate al trauma psico-emozionale che vivrà quella persona che si sente fare quella diagnosi … Qui entrano in gioco gli esami diagnostici preventivi (che di prevenzione non hanno nulla, perché al massimo possono essere definite diagnosi precoci): i cosiddetti screening di massa, con i quali si invitano persone oggettivamente sane a cercare qualche piccola anomalia (chi non le ha?) che magari non ha alcun significato patologico (ma che viene ugualmente tolta chirurgicamente con conseguente stress, spese, medicalizzazioni e continui futuri esami laboratoristici) o che si trova in stadio latente e che potrebbe restare tale per anni. Cioè, stanno cercando il malato nel sano e tale “ricerca” è sempre più anticipata nel tempo. Sfatiamo subito uno dei miti sullo screening: non riduce assolutamente la mortalità per tumore, ma aumenta le diagnosi, cioè aumenta il numero dei tumori scoperti, anche quelli tranquilli e non pericolosi (in situ), senza modificare la curva della mortalità (non è stata evidenziata alcuna differenza tra quelli che si sottopongono a screening e quelli che li evitano). Ed ecco la Legge aurea di Big Pharma: Più esami diagnostici danno più tumori tra la popolazione. Più tumori danno più soldi alle lobbies. Più questi esami diventeranno precisi e più tumori si scopriranno per il motivo detto sopra: produciamo ogni giorno migliaia di cellule tumorali e di queste, la quasi totalità viene distrutta subito ma qualcuna può sfuggire e dare origine a qualche piccolo agglomerato cellulare che viene identificato come un nodulino tumorale. Concludo con un titolo emblematico pubblicato dal New York Times nel 2007: “Quello che ci fa ammalare è un’epidemia di diagnosi” (New York Times, 2007) “Epidemia di diagnosi”, per la quale però, non esiste alcun vaccino… Se non quello della presa di coscienza, chiamata piena consapevolezza.