Inibitori della pompa protonica
Il direttore del Reparto farmaci tumorali all’Istituto superiore di Sanità, dottor Stefano Fais da anni sta cercando di proporre una terapia del cancro basata sulla somministrazione di “inibitori della pompa protonica”, i cosiddetti prazoli, somministrati a sofferenti di ulcera gastrica, che ottengono per vie più fini (l’inibizione di un enzima) lo stesso risultato: sono anti-acidi, la cui somministrazione aumenta l’alcalinità del sangue e dei tessuti. In una intervista del 2010, Stefano Fais diceva: “L’acidità è un meccanismo che il cancro usa per isolarsi da tutto il resto, farmaci compresi. Ma le cellule tumorali, per difendersi a loro volta da questo ambiente acido, fanno iperfunzionare le pompe protoniche che pompano protoni H+. Se si bloccano queste pompe, la cellula tumorale rimane disarmata di fronte all’acidità, e finisce per morire autodigerendosi". E’ la “apoptosi”, l’autodistruzione ordinata della cellula. Organizzatore di convegni internazionali sul tema, a Stefano Fais, che è, ripetiamo, un medico dell’Istituto Superiore di Sanità, non un alternativo, han consentito di fare piccole prove cliniche (30 pazienti all’Istituto Tumori di Milano) ed altrove; con alte dosi (200 milligrammi) di prazoli; risultati promettenti. “Ma la vera svolta, dice Fais in quell’intervista, sarà se avremo l’approvazione per uno studio clinico in cui useremo solo con gli inibitori della pompa protonica, senza chemioterapici. Così dimostreremo la loro efficacia e la possibilità di usarli come alternativa alla chemioterapia". Non si riesce, in Italia, a provare sperimentazioni cliniche “solo” con gli inibitori della pompa protonica. Non è consentito, chissà da chi (avete qualche sospetto?). Un filone di ricerca che potrebbe portare al Nobel (per non parlare dei brevetti miliardari) è ferocemente o surrettiziamente ostacolato in Italia. Alla fine, la scoperta la faranno negli Stati Uniti, magari alla Washington University di Saint Louis.